La Sardegna non si può spiegare.

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Agosto 2016.

Io e i miei coinquilini lasciammo casa a luglio, ma con la promessa di rivederci presto. E così, decisi di accettare la scommessa di Matteo che non faceva altro che ripetermi: <<Quando vedrai la Sardegna ti ricrederai sul fatto che il Salento è il posto più bello del mondo>>. Prenotai subito i voli per Alghero nell’ultima settimana di agosto, per togliermi finalmente questo scrupolo!

Feci fatica ad ammetterlo, ma Matteo aveva ragione, la Sardegna è un’isola meravigliosa, un piccolo mondo a parte, un paradiso terrestre.

In comune con il Salento ha il gioco dei venti e a seconda della loro provenienza un versante dell’isola ti riserva un mare piatto, mentre quello opposto un mare mosso. Questo non mi impedì di cogliere ugualmente la magica bellezza della spiaggia della Pelosa, a Stintino. Da ciò mi accorsi di quanto avesse ragione il mio coinquilino, dal momento che, nonostante le onde sollevassero sabbia in mare, il colore dell’acqua restava limpido al suo orizzonte e nella sua freschezza ti cullava dolcemente.

La cosa più bella di quella vacanza era poter finalmente vivere in prima persona i luoghi e le atmosfere che prima di allora avevo solo immaginato, dai racconti della mia amica Marzia. Avevo tanto atteso quella birretta in Piazza Tola a Sassari, immerse in un ambiente accogliente e familiare, circondate dai baretti all’aperto e respirando quell’aria di relax, tipica di chi è in ferie. I suoi amici li sentivo miei amici, per quante storie avevo sentito su di loro. Mi sembrava di aver sempre fatto parte di quella cerchia e di quella vita.

Immancabile fu la passeggiata ad Alghero, di cui visitammo il suo centro elegante, caratterizzato dal rosso dei coralli esposti nelle vetrine dei negozi e da quel lungomare infinito e aperto al mondo. Il tempo scorreva velocemente in mezzo a così tanta bellezza e io avrei voluto trattenere quei momenti lì con lei ancora a lungo. Sapevo che dopo quei pochi giorni insieme ci saremmo separate per inseguire ognuna la propria strada e i propri sogni. Le nostre sere trascorse a immaginare “il dopo” dal nostro divano, in quel di via val senio a Roma, sembravano ricordi lontani. Adesso eravamo lì, per rivivere ancora una volta delle lunghe giornate insieme, in quella cornice fantastica.

La giornata all’arcipelago della Maddalena fu la parentesi più bella in assoluto. La perla della Sardegna. La sveglia suonò presto al mattino, da Sassari dovevamo raggiungere Palau da cui avremmo preso il traghetto. Ricordo che la stazione radio trasmetteva musica in lingua francese, mentre eravamo in macchina, per via del fatto che ci avvicinavamo in linea d’aria alla Corsica. E dal finestrino scorrevano in sequenza paesaggi magnifici, riuscivano persino a distrarmi dal mal d’auto, per le continue curve intorno alle montagne.

Fu un sogno ad occhi aperti, fare il bagno in quell’acqua turchese circondata da montagne e orizzonti più unici che rari. Passammo velocemente da Caprera, da cui si poteva scorgere da lontano la casa che ospitò Garibaldi negli ultimi anni del suo esilio. La spiaggia rosa rifletteva una luce dorata anche a chilometri di distanza. Un tuffo nelle acque cristalline di Porto Madonna, una piscina naturale dell’isola di Budelli, lo spaghetto con le cozze in barca, e poi la lunga sosta a Cala Coticcio, all’Isola di Spargi. E poi ancora Cala Corsara. Mi sembrava tutto troppo immenso per essere vero. Attimo dopo attimo mi innamoravo sempre di più di quella magica Sardegna.

Mi risuonavano nelle orecchie le parole che Marzia mi aveva ripetuto tante volte sul nostro divano <<la Sardegna non si può spiegare, quando verrai a trovarmi capirai perchè mi manca terribilmente quando le sono lontana>>. Come darle torto, ogni minuto che passava mi veniva voglia di trasferirmici io lì, per sempre. Mi chiedevo come facessero a orientarsi lungo quelle strade, spesso senza indicazioni, per raggiungere luoghi nascosti e segreti, probabilmente per proteggerli dal turismo di massa. Ma io ero una privilegiata, avevo la possibilità di arrivare in posti incredibili che solo in pochi sapevano raggiungere, come il promontorio di Capo Caccia, uno dei miei posti del cuore.

Ma la Sardegna non è solo mare, è tanta terra, sapori e odori che sanno di buono. Una delle mie tappe preferite rimarrà la visita nella bottega nel centro storico, dove feci rifornimento di pecorino sardo, salsiccia (guai se lo si chiama salame!) e mirto. Non potevo certo tornare a casa a mani vuote. Dovevo portarmi un po’ di Sardegna in valigia, oltre che nel cuore. Quegli sguardi fieri dei sardi, consapevoli di abitare un pezzo di terra che gli altri possono solo sognare. La sensazione di essersi persi per quelle strade senza meta che in realtà possono condurti solo in posti incredibili, con panorami mozzafiato.

La calorosa accoglienza della famiglia numerosa e allargata di Marzia, l’affetto sincero di sua nonna, la simpatia di Dadda e quel giocherellone di Luth. Per non parlare dei gamberoni arrostiti di mamma Vittoria. Dei sardi si dice che all’inizio siano un po’ diffidenti, ma una volta che entri nelle loro grazie ti danno il cuore. E così, forse, è un po’ anche la loro terra. Diffidente come un’isola, ma calda e accogliente come la sua gente. Difficile restarle indifferenti, ti entra dentro come una musica e ti conquista perdutamente.

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Montagna che regala il mare
L’odore dei suoi mirti in fiore
Cuore e vento non ho
Se non dormo nel suo abbraccio.