‘Zacinto mia’.

Zante

Luglio 2019.

I nostri 5 giorni a Zante sono volati! Ricordo che, trascorsi i primi minuti di orientamento, in cui iniziavo ad ambientarmi con il luogo e il contesto intorno a me, pensai: <<5 giorni sono troppo pochi, la prossima volta che verrò in Grecia dovrò starci almeno una settimana!>>.

In realtà, per visitare l’isola 5 giorni sono sufficienti. Il problema è che una volta esauriti si fa fatica a rinunciare a quei panorami fantastici, a quei sapori squisiti, all’accoglienza della sua gente.

A Zante ci siamo sentiti a casa sin da subito, a partire dal B&b vista mare gestito da una simpaticissima coppia di anziani. Per non parlare dell’atmosfera familiare, che ci ha conquistati a tal punto da farvi ritorno anche l’ultima sera, della trattoria dove abbiamo cenato appena arrivati.

La spiaggia di Gerakas, a sud dell’isola, è stata la prima tappa del nostro tour in macchina, è stato amore a prima vista. Famosa per essere una delle poche spiagge di Zante dove in alcuni periodi dell’anno le tartarughe marine depositano le loro uova. In effetti una parte della spiaggia era inaccessibile e delimitata da nastri e avvisi. Tutto il resto però, che si estendeva per non so quanti chilometri, era a disposizione dei bagnanti. In gran parte spiaggia libera. L’acqua cristallina, fresca e quasi vuota. Avevamo scelto il periodo dell’anno migliore per andarci, prima che fosse invasa dai turisti.

Così, tra pesciolini mangia pellicine e una freschissima macedonia di frutta, acquistata dai venditori ambulanti sulla spiaggia, ci siamo goduti la nostra prima tappa dell’isola. Prossima fermata: Marathonissi island.

Raggiungemmo in poco tempo il porto da cui partivano i tour in barca per vedere le tartarughe marine, da Agios Sostis. Facemmo un tuffo in un’acqua dal colore talmente turchese che sembrava di fare il bagno in piscina. Poi una breve sosta sull’isoletta di Marathonissi, dove oltre al chioschetto di bevande e gelati, si poteva mirare l’isola di Cefalonia all’orizzonte.

Non credevo mi sarei stupita così tanto dinanzi ad un tramonto, in fondo dalle mie parti di tramonti bellissimi se ne vedono ogni giorno! Eppure lì è stato diverso, avevamo individuato sulla nostra cartina (molto old style 😉 ) un posto rinomato per la vista incredibile: il faro di Keri.

L’isola di Zante, come tutte le località di mare, si sa, non ha grandi monumenti o attrazioni culturali da mostrare. Per certi versi, forse, ha molto di più. Perchè la sua storia e la sua cultura ti circondano ad ogni passo. Le ritrovi tra gli ulivi lungo le strade, o nei paesini fermi nel tempo, dove a malapena funziona il wi-fi. E ti basta affacciarti da uno strapiombo qualsiasi per respirare secoli di cultura e poesia che provengono dal mare Egeo. Dove miti e leggende riecheggiano all’orizzonte, attraverso tramonti infuocati e panorami mozzafiato.

Il paesaggio naturale faceva da cornice al mare e insieme disegnavano un orizzonte unico, di cui non vedevi la fine. Perdersi nel villaggio che conduce al faro è stato un po’ come far parte di una favola, solo che ad accoglierti non c’era un castello, ma un magnifico tramonto. Era perfetto, un sogno ad occhi aperti.

La vacanza è fatta di piccoli ma immancabili riti: birretta fresca mentre ci si perde a seguire il lentamente morire del sole nel mare. E il viaggio prosegue verso nuovi angoli di paradiso da scoprire.

Anche la seconda sera abbiamo cenato in una trattoria tipica, degustando un delizioso moussaka con souvlaki e insalata greca. Il tutto accompagnato da un’atmosfera familiare e informale, con musiche greche di sottofondo, personale gentile e accogliente e un panorama indimenticabile.

Il giorno seguente: escursione in barca. Partenza da Porto Vromi, a ovest dell’isola, in direzione spiaggia del Navagio. Il nostro tour in barca durò circa un paio d’ore: dalle grotte blu alla spiaggia bianca, per poi arrivare alla spiaggia del relitto. Lì è ancora possibile vedere il relitto di una nave di contrabbando turca che per nascondersi dalla guardia costiera rimase arenata a causa della risacca.

Una manciata di sabbia bianca da portare a casa, una gyros pita al volo e il nostro tour del versante nord ovest dell’isola era già un ricordo. Non facevi in tempo a trattenere quelle immagini e quei colori che già ti si presentavano nuovi scenari incantevoli.

Nel pomeriggio ci dividemmo tra Porto Limnionas e Porto Roxa, due piccole località attaccate l’una all’altra, scendendo a sud ovest di Zante. La prima è un’insenatura di rocce dal fondale sabbioso, dove l’attrazione maggiore era un trampolino in legno da cui ci si poteva tuffare. Io mi divertivo a vedermi i piedi nell’acqua accerchiati da tantissimi pesciolini argentati. Porto Roxa è un posto da sogno, mare aperto di un azzurro intenso, che nei giorni di vento forte puoi anche semplicemente ammirare. A pochi metri dall’acqua c’era uno stabilimento con letti a baldacchino a dondolo, dove pagavi solo quello che consumavi. Un sogno.

Accadeva spesso che mentre eravamo in macchina diretti verso una meta precisa, ci trovassimo davanti a scorci meravigliosi ed eravamo costretti a fermarci. Così scoprimmo Kampi, un piccolo villaggio circondato da vigneti e uliveti, ai piedi del promontorio di Shiza, una terrazza panoramica sul golfo delle foche. Nei paraggi visitammo anche un cimitero miceneo.

L’elenco delle spiagge più belle da vedere era troppo lungo per riuscire a scovarle tutte. Avevamo fatto una selezione in modo tale da esplorare l’isola da entrambi i versanti: orientale e occidentale.

Il quarto giorno infatti ci avviammo alla scoperta di Xygia. Particolare per il fatto di trovarsi nella parte più selvaggia di Zante e per il forte contrasto tra le sfumature cromatiche. L’elevata concentrazione di zolfo, proveniente da una sorgente sulfurea in una vena d’acqua dolce all’interno di una grotta creava dei meravigliosi giochi di colore.

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Xygia beach

Tra spiagge più e meno note, proseguimmo il nostro giro un po’ all’avventura, talvolta affidandoci alla mappa, altre volte alle indicazioni della gente del posto. Man mano che ci addentravamo nei villaggi dell’entroterra percepivamo le enormi distanze socio culturali tra le genti che le popolavano. Si passava dalla spiaggia affollata sulla costa, al paesino montano popolato perlopiù da anziani seduti, all’ombra di un albero nei pressi dell’unico bar aperto. Sembravano viaggi nel tempo, dove le insegne dei negozi erano scritte a mano e dove anzichè al roaming dati ci si poteva affidare solo a sguardi e parole.

Capitammo per caso a Volimes, un villaggio fantasma, dove resistevano ancora pochi e affezionati abitanti del posto. Non perdevano però l’abitudine di riunirsi nell’unica piazzetta ed esporre i prodotti dell’artigianato locale come tappeti, tovaglie, ma anche olio e miele.

Di lì a pochi kilometri avremmo raggiunto Shipwreck view, il punto panoramico da cui si può ammirare la spiaggia del relitto dall’alto. Non fu semplice individuare la strada che portava al sentiero. Ammetto che una volta arrivati lì si avvertiva una lieve vertigine a guardar giù, verso il vuoto. Ma non potevamo perdercelo e ogni volta che riguardo questa foto riprovo gli stessi brividi e lo stesso stupore dinanzi a tanta meraviglia.

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Così, dopo un ultimo incredibile tramonto greco concludemmo la nostra vacanza a Zante. Tornammo nella trattoria dove cenammo la prima sera e dove sorprendentemente ci riconobbero i proprietari. Mi sfuggì davanti a loro che nel nostro B&B non era compresa la colazione e dopo 5 minuti ci arrivò un sacchetto con delle frittelle calde.

Che dire di quest’isola meravigliosa?
In ogni angolo di quel paradiso abbiamo incontrato un sorriso sincero, un saluto cordiale, un invito a sederci. Di questo viaggio conserverò sempre il ricordo di quei colori unici, di quell’acqua limpida in cui potersi specchiare e di quella pace, quasi surreale, da cui mi lasciavo cullare.

“Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco mar…”
Innamorarmi di te è stato così semplice.