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Il nostro viaggio in tre ad Amsterdam

Ritornare ad Amsterdam dopo 9 anni, ma questa volta con un bambino di un anno e mezzo, è stato più emozionante di quanto pensassi!

Certo, quando venni la prima volta, nel maggio 2016, per il primo di una lunga serie di addii al nubilato insieme alle mie amiche, fu molto divertente, ma questa volta ho avuto modo di cogliere alcuni aspetti più intimi di questa incantevole città.

Appena arrivati ad Amsterdam, non ho potuto fare a meno di notare due cose. Innanzitutto che la gran parte degli edifici, che siano abitazioni, negozi, uffici o palestre, ha tantissime finestre che si affacciano sulle strade; me ne sono accorta a bordo del transfer che dall’aeroporto ci conduceva in hotel; riuscivo quasi a scrutare l’interno delle case, osservare le persone che si allenavano in palestra oppure quelle che ancora lavoravano al pc dietro l’ampia vetrata di un ufficio. <<Chissà perché gli olandesi non ci tengono più di tanto alla loro privacy>>, ho pensato tra me e me, o forse siamo noi che ci teniamo troppo. Sarà un tentativo di attrarre a sé tutta la luce solare possibile? Non essendo un paese particolarmente soleggiato.

Il secondo dettaglio su cui mi sono soffermata, non appena scesa dal taxi, è stata la scarsa illuminazione delle strade durante le ore serali. Pochi lampioni sparsi qua e là emettevano una flebile luce che a stento illuminava la strada pochi metri più in là. A questa atmosfera romantica si aggiungevano le luci interne delle case, anch’esse illuminate, non da lampadari centrali, come quelli che usiamo noi, ma da abatjour o lampade alogene che all’interno di case, ristoranti, hotel e altri edifici si limitano a illuminare gli ambienti quel poco che basta. Non so se si tratti di una scelta orientata al risparmio energetico, o se sia invece finalizzata a creare un’aria di tepore e accoglienza.

Primo giorno ad Amsterdam: tour per le campagne olandesi

Il nostro primo giorno ad Amsterdam è stato accompagnato da un bellissimo sole caldo di primavera, e chi se lo aspettava… Avevo riempito la valigia di Filippo di ghettine e giacche in pile e invece quasi non serviva neanche il giubbino! Grazie alla centralissima posizione del nostro hotel, in pochi minuti a piedi abbiamo raggiunto piazza Rembrandt, popolata soprattutto da pub e locali notturni che tutt’intorno circondano il piazzale dove sorgono le due statue simbolo della piazza.

Dopo un pranzo veloce ci siamo preparati per affrontare il nostro primo tour organizzato per le campagne olandesi. A bordo di un pullman, in partenza dalla stazione centrale, è iniziato un viaggio durato in tutto circa 5 ore, che ci ha condotti fuori città, tra le campagne olandesi di Zaanse Schans, dove sorgono i mulini a vento. Una guida ci ha mostrato, all’interno di un mulino, come funziona il meccanismo di macinazione del grano e quante ruote in legno si incastrino perfettamente in una sequenza continua di movimenti azionati dalla sola forza del vento. Davvero interessante!

Subito dopo una breve sosta nei dintorni campestri dei mulini a vento, ci siamo spostati in un villaggio vicino: Marken, dove abbiamo assistito alla realizzazione dei caratteristici zoccoli in legno all’interno di un laboratorio artigianale. Un ragazzo super simpatico ci ha spiegato che il materiale, unito alla conformazione della calzata, sono particolarmente consigliati per chi svolge lavori usuranti, ad esempio trascorrendo molto tempo in piedi, fornendo un valido supporto alla schiena.

Il tour è continuato a bordo di un traghetto che, intorno all’ora del tramonto, ci ha condotto al di là del lago l’IJsselmeer, in una piccola località turistica: Volendam. Qui abbiamo visitato un caseificio, guidati da chi ogni giorno produce i tipici formaggi olandesi, di tutti i gusti e le forme. E in fine abbiamo visto da vicino la fase di creazione dei waffle, le cialde sottili di wafer unite insieme da uno strato di caramello. Che dire, un tour davvero delizioso!

Secondo giorno ad Amsterdam: mercato dei tulipani e museo di Van Gogh

Il secondo giorno ad Amsterdam, anch’esso iniziato con un vivacissimo sole, ci siamo avviati a piedi al Bloemenmarket, il mercato dei fiori galleggiante. Nei pressi del canale Singel, infatti, si estende una lunga schiera di stand dove è possibile acquistare caratteristici souvenir: dai bulbi di tulipani e altri fiori, a calamite, oggetti in ceramica o in legno e quant’altro. Un posto iconico per chi, come me ad esempio, ama collezionare oggetti ricordo di ogni luogo che visita. 

Nel primo pomeriggio ci siamo avviati verso il Van Gogh Museum, in piazza Museumplein, anche questo raggiungibile a piedi dal nostro hotel, in appena una ventina di minuti. Che fortuna essere riusciti a prenotare i biglietti online solo il giorno prima! Devo ammetterlo, l’audioguida è stata indispensabile per scoprire aneddoti e altri particolari sulla sua vita privata, entrare nella profonda intimità di un artista, per certi versi incompreso, e poter apprezzare ancor di più le sue opere esposte.

Tra tutti i suoi quadri, mi ha colpita la storia di “Almond Blossom”, dedicato al nipote Vincent, figlio del fratello Theodor, che iniziò a dipingere subito dopo essere stato informato dal fratello della sua nascita e del fatto che gli avevano dato il suo stesso nome. In quel periodo l’artista si trovava ricoverato in una clinica psichiatrica, dove, oltre a questo quadro, dipinse moltissime altre delle sue più celebri opere. In questo quadro lui rappresenta i rami fioriti di un albero di mandorlo, in piena primavera, un’immagine simbolica del suo stato d’animo improvvisamente sereno dopo aver appreso la lieta notizia. In effetti, guardando l’opera, ho provato le stesse sensazioni, miste a una leggera malinconia, legata alla triste storia del pittore. Che peccato che lui non abbia potuto godere in vita del successo che le sue opere hanno riscosso nel mondo. Fu infatti, solo dopo la sua morte, grazie soprattutto al lavoro di raccolta effettuato proprio dal nipote, fondatore dell’omonimo museo, che Van Gogh venne riconosciuto come uno dei massimi esponenti del post-impressionismo

Una volta usciti dal museo abbiamo gironzolato lì intorno, dove è possibile fare una sosta al vicino parco Vondelpark. Con poche fermate del bus siamo arrivati in piazza Dam, dove è possibile visitare il Palazzo Reale e la Chiesa Nuova, una delle chiese più importanti della città, con una terrazza panoramica.

Terzo giorno ad Amsterdam: passeggiata tra i canali e Wondr Experience

Il nostro ultimo giorno ad Amsterdam è iniziato lentamente, con una passeggiata tra le stradine del centro, attraversando di tanto in tanto i ponticelli che consentono il passaggio al di sopra dei canali. Per strada si incontravano famiglie in bici super attrezzate con appositi rimorchi per trasportare bambini o animali domestici, tantissimi ragazzi di ogni nazionalità, probabilmente studenti, comitive di amici o amiche inequivocabilmente in trasferta per addii al nubilato o celibato. Una città a misura di tutti, famiglie, coppie, comitive e chi più ne ha più ne metta! E nonostante vi sia un coffee shop in ogni angolo della città, non ho mai provato per un momento la sensazione che non fosse una città sicura o adatta a chi viaggia con bambini.

Forse bisognerebbe superare alcuni tabù e prendere esempio dalle città del Nord Europa, dove, come vale anche per il quartiere a luci rosse di Amsterdam stessa, sono state normalizzate delle situazioni che non fanno più scalpore, né generano pericoli.

Ad ogni modo, purtroppo per Giulio, il quartiere a luci rosse non abbiamo fatto in tempo a visitarlo. 😉 In fondo io lo avevo già visto nove anni fa.

Nel pomeriggio ci siamo diretti al Wondr Experience, una sorta di parco divertimenti per grandi e piccini un po’ fuori dal centro di Amsterdam. Un mondo incredibile: fatto di stanze l’una continua all’altra, piene di gonfiabili enormi, mega vasche di palline, peluche giganti, coriandoli volanti e tanti colori, specchi per i selfie e profumi inebrianti. Impossibile non lasciarsi travolgere dalla magia di quel posto, ideale per chi viaggia ad Amsterdam in compagnia di bambini.

Prima di fare ritorno nel nostro hotel ci siamo concessi un’ultima passeggiata verso un piccolo cortile interno ad alcune palazzine: Begijnhof, nei pressi di Kalverstraat. Si tratta di un antico beghinaggio: nelle antiche case che circondano il Begijnhof, vivevano le beghine, donne che sceglievano di isolarsi e dedicarsi alla cura dei bisognosi. Oggi è un giardino privato, molto curato, condiviso dai residenti del complesso di villette e appartamenti che sorgono all’interno. Si può accedere gratuitamente ma in religioso silenzio.

E così si conclude il nostro primo viaggio in aereo insieme a Filippo. Probabilmente lui non ricorderà granché di quei momenti che ho cercato di sintetizzare in queste poche righe, ma sono sicura che le sensazioni positive, le immagini-se pur non permanenti nella sua memoria- fotografate con i suoi occhi osservatori a bordo del suo passeggino, resteranno in qualche modo impresse nella sua anima. Perché il ricordo di un viaggio, di tante risate, dello stupore e della meraviglia provocateci dalla visione di un paesaggio, di un’opera o di una vasca piena di palline non si può rompere mai, dura in eterno.

Cosa mi resta di questo viaggio ad Amsterdam in tre.

È sempre bello tornare dove si è stati bene. E devo ammettere che come primo viaggio in aereo, in un paese straniero, con un bambino ancora piccolo come Filippo, è stato più semplice e divertente di quanto pensassi.

Viaggiare con un bambino ti “obbliga”, per ovvie ragioni, a soffermarti di più sulla bellezza alla luce del giorno, sul vociare mattutino di sottofondo, sui retroscena intimi che si celano dietro le piazze gremite.

È stato bello poter cogliere lo stupore negli occhi di Filippo, le sue reazioni al momento del decollo del volo, la curiosità con cui tentava di avvicinarsi alle paperelle che circolavano libere tra le campagne olandesi. Per non parlare del suo contagioso entusiasmo nel correre all’interno delle magiche stanze del Wondr Experience. Per un attimo siamo tornati bambini anche noi.

Di Amsterdam mi mancherà la quiete serale che si respira per le strade poco affollate, le luci soffuse delle case, il dolce rumore dell’acqua che scorre lungo i canali, il sorriso accogliente della sua gente. 

Con l’augurio che questo sia stato solo il primo di una lunga serie di viaggi in famiglia alla scoperta delle bellezze del mondo, anche quello sotto ai nostri occhi e vicino al cuore, metto in saccoccia questo bagaglio di ricordi in attesa della prossima avventura.