Il mio viaggio verso te

Sono trascorsi quasi due anni dal mio ultimo racconto, dal mio ultimo viaggio. Ne son successe di cose nel frattempo…una fra le tante: sono diventata mamma! E proprio oggi io e il mio bimbo compiamo il nostro primo anno insieme. Eh già, perché il 10 ottobre di un anno fa, oltre a venire al mondo Filippo, nasceva una nuova me, che ancora oggi, giorno dopo giorno, sto imparando a conoscere. E quindi, buon compleanno a noi!

E chi se li scorda quegli ultimi momenti prima di dimenticare per sempre cosa vuol dire dormire per 8 ore di fila?! Mi fa quasi tenerezza quella povera me, ingenua, che anziché riposare, distesa nel letto, ad attendere che le contrazioni si facessero sempre più ravvicinate e regolari, pensò bene di farsi lo shampoo. Il mio unico pensiero era: <<quando mi scatteranno la prima foto con Filippo in braccio devo avere i capelli puliti, perché quella foto resterà alla storia>>.

La foto:

Ancora non mi sembra vero, io: mamma. Quando è successo? Quando è volato tutto il tempo precedente? E quella me di prima dov’è finita? Esiste ancora? Ma soprattutto: sono/sarò una brava mamma? Il mistero della maternità, se così si può definire, credo che rimarrà uno dei più grandi misteri dell’umanità. Perché per quanto ormai ci siamo abituati a questa modalità di evoluzione della specie, se ci fermiamo a riflettere su cosa effettivamente significhi portare in grembo un bambino, sentirlo crescere dentro il proprio ventre per nove lunghi mesi e poi portarlo alla luce, non credo si possa cogliere fino in fondo la grandezza di questo immenso fenomeno che chiamiamo “vita”.

Se ripenso a come mi son sentita quando ho scoperto di essere in dolce attesa, ammetto di aver avuto un blackout, oltre ad essere felice di quella scoperta, ero anche un po’ spaventata e mi ponevo già all’epoca un’infinità di domande: <<sarò in grado di mettere al mondo un figlio? Saprò educarlo, dandogli tutto ciò di cui avrà bisogno? E col lavoro come farò? Riuscirò a gestire tutto?>> Ecc. Ci è voluto qualche mese prima di prendere consapevolezza di ciò che stava accadendo, anche per questo motivo, infatti, decisi di iscrivermi a un corso preparto, con la speranza di attingere almeno a una parte delle informazioni e delle risposte di cui avevo bisogno. Fu, infatti, proprio il primo giorno di quel corso, quando ero già al sesto mese di gravidanza, che, guardandomi intorno e vedendo tante altre future mamme piene di dubbi come me, provai per la prima volta una sensazione nuova, presi coscienza del fatto che quei gorgoglii che ogni tanto sentivo nella pancia erano i primi calcetti di Filippo.

Non mi basterebbe un intero blog per raccontare quest’ultimo anno della mia vita, se mi guardo indietro mi sembra che sia volato, ma anche che sia passato lentamente. Mi sono sentita spesso affranta e appagata allo stesso tempo, a volte smarrita, delle altre incredibilmente grata e consapevole. Una continua lotta interiore tra emozioni contrastanti che fanno a pezzi una piccola parte di te, per lasciare spazio a quella nuova versione di cui il mondo ha bisogno per sentirsi meno solo.

Questi primi mesi insieme sono stati una vera prova di resistenza fisica e mentale. Mi sono spesso ritornate in mente le parole di un’amica poco prima che nascesse Filippo: <<quando diventerai madre scoprirai una forza che non sapevi di avere>>. E chi l’avrebbe mai immaginato che sarei sopravvissuta a quasi un anno di notti insonni! Un’altra incredibile scoperta che ho fatto da quando sono diventata mamma, riguarda il mio infondato ottimismo, o forse si trattava di ingenuità. Ero convinta, infatti, che la nostra vita da genitori non sarebbe cambiata così tanto come tutti gli altri ci raccontavano. Quando, ad esempio, ci mettevano in guardia sulle dinamiche di coppia che spesso si innescano quando si è molto stanchi, oppure quando ci consigliavano di “dormire ora, perché poi non lo avremmo più fatto”, non so perché, ma io a stento ci credevo e pensavo: “non sarà poi così difficile, sono certa che ce la caveremo alla grande…e che Filippo dormirà tutta la notte”.

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH…povera illusa! 🙁

Eppure, mentre mi ritrovo a scrivere, mi reputo tanto fortunata, per aver avuto “solo” il problema dei mille risvegli notturni. Perché di vero c’è la grata consapevolezza che qualsiasi problema non di salute avrà sempre una soluzione e, in fondo, non è neanche un problema reale.

Ma torniamo a noi. A me e a te, caro Filippo. A te che papà sperava fossi una femminuccia, che quando vide la bavetta e i calzini celesti, al momento del nostro intimo “gender reveal”, non ci voleva credere, perché immaginava che crescendo avresti seguito le sue orme di piccolo teppistello. E infatti già ci stai dando grandi soddisfazioni in merito! 😉 A te che hai sempre avuto questo nome, sin dai tempi del liceo, quando io e tuo padre fantasticavamo sul nome dei figli, non potendo realmente immaginare che poi un figlio lo avremmo avuto insieme, 17 anni dopo. A te che forse hai preso i miei occhi e tutto il resto da papà tuo. A te che hai già un bel caratterino, ma quando ridi si sciolgono anche i ghiacciai. A te, al quale ho già comprato una raccolta di fiabe che non vedo l’ora di leggerti la sera, a letto, quando imparerai a parlare. A te che gattoni tutto contento verso Artù e ti arrampichi su di lui come se fosse una poltrona pelosa, come ho sempre sognato. Sono certa che diventerete grandi amici! A te che già immagino diventare un ragazzo dal cuore d’oro, con la passione per la musica e per la poesia, tifoso della Juventus e amante degli animali. O almeno ci spero. A te, figlio mio, prometto di portarti al mare o in mezzo alla natura ogni volta che avrò tempo per farlo e di dare più importanza al gioco e al divertimento piuttosto che ai vestiti sporchi di terra.

In questo mondo di matti, dal quale vien voglia di fuggire, mi impegnerò con tutta me stessa per insegnarti a restare, cercando di vedere il bello che ci circonda in ogni dove, se solo si hanno gli occhi colmi di entusiasmo e affamati di gioia. E se tutti intorno a te ti esorteranno a correre, io ti insegnerò ad andare piano, a vivere con lentezza, perché solo così potrai scorgere un raggio di sole che attraversa le nuvole e una coccinella che ti cammina sul palmo della mano. E ogni volta che perderai l’equilibrio fino a cadere, tu resta sdraiato a guardare le stelle. E se qualcuno un giorno riderà di te, tu, figlio mio, ridi più forte. Non credere mai a chi ti dirà che i veri duri non temono mai niente e nessuno, o che la tristezza è una roba da “femminucce”, imparerai che la paura e la malinconia a volte aiutano a ritrovare se stessi. E che non esiste un unico tempo e un unico modo per fare le cose, ognuno di noi stringe nelle mani il suo destino ed è la cosa più sacra e intima che avrai. Credici sempre, ascolta il tuo cuore e innamorati ogni giorno della vita, finché puoi.

Buon compleanno a te, buon compleanno a noi!