Cara Puglia, amara terra mia.

Questo è un viaggio nei ricordi, non troppo lontani, di uno dei momenti più importanti e forse anche difficili della mia vita. Quando, ritrovandomi dinanzi a un bivio, senza rifletterci molto, presi la decisione più “folle” che potessi prendere, quella di tornare a casa, nella mia adorata Puglia.

Ricordo benissimo quel momento in cui scattai la foto dal finestrino del mio treno, pronto per lasciare la stazione di Lecce in direzione Roma: era il 29 marzo 2016. Ero abituata a trattenere quella sensazione di malinconia che ogni volta che ripartivo da giù mi faceva vibrare il cuore, ma quella volta pensai: <<Devo provare questa sensazione per tutta la vita? In fondo sto così bene a casa mia>>.

Puglia

Luglio 2016.

Da quel pensiero passarono appena 4 mesi, a fine luglio dello stesso anno decisi di inscatolare i miei 7 anni a Roma e di tornarmene a casa, nella mia adorata Puglia, nel mio amatissimo Salento. All’inizio fu semplice, sole, mare, amici…in due parole: vacanze estive. Poi arrivò settembre, che ancora si trascinava un’estate che, per dirla con le parole di un salentino speciale, “sembrava non voler finire mai”. Fu ad ottobre che mi rimisi al pc per ricominciare l’estenuante lavoro dell’invio di CV. Era da tempo che mi frullava per la testa l’incosciente idea di tornare giù.

<<Per fare cosa?>> mi ripetevano giustamente preoccupati i miei. <<Ti abbiamo mandata a Roma, in una delle più prestigiose università, per poi vederti tornare al sud, che è risaputo che non ha niente da offrire a voi giovani. Se no come te la spieghi la fuga di cervelli?>>

Già. <<E se se ne vanno tutti, qui chi rimane?!>> Rispondevo prontamente io. Ma come biasimarli? Non ci credevo nemmeno io alle mie parole mentre le dicevo. Ero terrorizzata. Stanca, ma terrorizzata. Stanca di sentirmi proporre stage o co.co.pro. pagati meno del costo di affitto di una stanza in un appartamento da condividere con altri estranei. E quando avrei raggiunto la mia indipendenza economica, oltre che personale? Ero stanca di uscire da casa un’ora e mezzo prima per sopperire ai ritardi cronici dei mezzi pubblici, perennemente imbottigliati nel traffico. Stanca di respirare a fatica in una città sì meravigliosa, ma maledettamente lontana dai miei affetti più cari. Mi proiettavo con l’immaginazione nel futuro e mi vedevo sola in una metropoli caotica e troppo distante dal mare. Come avrei fatto a costruirmi una famiglia? A comprare casa? A sopravvivere?

Ottobre 2016.

Ad un certo punto i miei genitori si sono arresi. Me lo hanno lasciato fare. E così sono rimasta in Puglia, non proprio vicina a casa, ma quasi. Il destino mi ha portata lì dove non avrei mai pensato di passarci neanche per sbaglio. E invece, alla fine, mi ci sono innamorata. Ho scoperto la bellezza antica di alcuni tra i borghi più belli d’Italia. Ho esplorato paesaggi, boschi e villaggi fermi nel tempo. Ho attraversato il tavoliere delle Puglie, mi sono persa tra i piccoli paesi della Daunia e sono rimasta incantata davanti all’incredibile scenario che solo il Gargano sa regalare. Insomma, mi sono trasferita a Foggia.

Qui ho conosciuto delle persone bellissime, oltre che dei posti fantastici. Ho ricominciato da capo. Mi sono rimboccata le maniche e mi sono data da fare per farmi conoscere e apprezzare, sul lavoro, in palestra e nelle amicizie. Mi sono costruita una vita più ‘a misura mia’, ho riscoperto la bellezza delle piccole cose, dal caffè con la vicina al fruttivendolo sotto casa che mi sorride perché mi riconosce.

Talvolta, lo ammetto, lo sconforto e la paura prendono il sopravvento dinanzi a un mondo del lavoro sempre più precario e arretrato. Il sud non è ancora pronto per riaccogliere i suoi piccoli cervelli in fuga. Bisogna essere folli come me per andare contro corrente e decidere di provarci lo stesso, costi quel che costi.

Ma una cosa è certa, sarà pure una “follia”, ma nessun posto è più bello di casa mia.