Oggi fuori c’è un sole bellissimo, di quelli che ti fanno sperare che andrà tutto bene. La temperatura segna 18°, non c’è dubbio, è primavera ormai. Preparo la moka dopo pranzo e, come ogni pomeriggio da qualche giorno a questa parte, mi affaccio alla finestra e mi lascio baciare da quei pochi raggi di sole che riescono a raggiungermi.
Mentre sorseggio il mio caffè mi rendo conto che fuori dalla mia casa il mondo ha smesso di girare, si è fermato. C’è una strana atmosfera di calma apparente, per le strade poche persone, qualche auto e un leggero sottofondo di vita lenta. Non si sente più il rumore della frenesia, della moltitudine, della vita che scorre. Dove sono finiti tutti? Cerco invano un’anima viva con lo sguardo, anche qualcuno che come me è affacciato alla finestra, ma non lo trovo. Allora proseguo fino a raggiungere quel verde all’orizzonte, delle ampie distese di prato e dei monti del Gargano che delimitano il paesaggio sotto ai miei occhi.
Decido di fare un tentativo, chiudo gli occhi e mi proietto lì, in mezzo a quel prato infinito a respirare aria buona, aria di primavera. Ed ecco che finalmente l’immaginazione prende il sopravvento e inizio a viaggiare con la fantasia. Non sono più dove sono ora, non ho più la tazzina di caffè in mano, sono al di là di quelle mura domestiche che da qualche giorno rappresentano tutto il mio mondo. Sono altrove.
Il futuro in cui mi trovo adesso è un futuro bellissimo. Ogni cosa è tornata al proprio posto. Sento di nuovo il rumore delle cose e delle persone intorno a me. Il suono metallico nei bar, il vociare della gente davanti al bancone, i bambini che gridano mentre giocano nel cortile della scuola, i clacson delle auto ferme al semaforo. Non ho paura di entrare in un negozio, di avvicinarmi a qualcuno, di stringere la mano, di parlare all’orecchio, di salutare con due baci. Tutto sembra essere tornato alla normalità. Eppure, gli sguardi di ognuno di noi non sono più gli stessi.
Siamo reduci da una battaglia contro la paura che ci ha resi più forti e più consapevoli. Delle cose veramente importanti ed essenziali. Come gli abbracci, i caffè al bar, le corsette al parco, i contatti umani. Ci siamo accorti di quanto ci sia mancato ciò che forse avevamo trascurato o dato per scontato. La tecnologia ci ha aiutati a sentirci tutti connessi, ma non abbastanza da poter vivere senza toccarci, baciarci, starci vicino.
In questo nuovo futuro abbiamo imparato ad abbattere le barriere e le discriminazioni e a ridurre le distanze. Abbiamo capito che non serve a nulla farsi la guerra, lasciarci soli, ritenerci diversi o migliori. Che non c’è differenza tra Nord e Sud, che se ci si aiuta a vicenda si superano tutte le difficoltà, che servono più medici, infermieri e ospedali.
Abbiamo imparato a fare la pizza a casa, i biscotti e le mascherine. Ma soprattutto abbiamo imparato a conoscerci meglio, a passare più tempo con noi stessi e con i nostri cari. Abbiamo finito quel libro iniziato tanto tempo fa e poi abbandonato sul comodino, abbiamo ascoltato tutto l’album di un cantante che prima non conoscevamo e ci siamo dedicati a quella passione che non avevamo mai intrapreso prima, per mancanza di tempo. Ci siamo fatti forza a vicenda dicendoci che “andrà tutto bene, andrà tutto bene”.
Ci siamo presi una pausa. Per ripartire più veloci e carichi di prima. Per dimostrare a noi stessi e al mondo intero che chi cade si rialza, anche se è più debole degli altri, perchè la vera forza non è la ricchezza, ma l’umanità. Il pianeta ci è stato grato per questa pausa perchè è guarito da un inquinamento immenso e adesso sta meglio. E stanno meglio le nostre gambe perchè si sono riposate e stanno meglio i nostri occhi perchè hanno dormito più a lungo. E stanno meglio le nostre menti perchè hanno ragionato, riflettuto, partorito nuove idee e fatto progetti.
Ognuno di noi ha imparato a fare qualcosa di nuovo. Abbiamo imparato a usare meglio il nostro tempo e ad apprezzare le piccole cose e a sentirci fortunati ad avere un nuovo sole ogni giorno. Abbiamo imparato la lezione più importante di tutte, e cioè che chi si ferma non è perduto, sta solo carburando per prendere meglio la rincorsa. E che da fermi è più facile rendersi conto di chi è rimasto al nostro fianco, o di chi ci ha teso una mano scendendo in campo a combattere con noi, attraversando un continente intero. Ci siamo promessi che sarebbe andato tutto bene e così è stato.
Esiste un’isola di opportunità all’interno di ogni difficoltà. — Demostene
Andrà tutto bene.